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La mediazione: ascoltare per risolvere.

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Messaggio Da Plinio Mar Apr 29, 2008 9:27 am


Tutto, nel mondo contemporaneo, sembra soggetto a cambiamenti epocali.
L'economia, la politica, i rapporti fra religioni. Perfino la natura manifesta, con pesanti scrolloni, instabilità e disequilibri.
A questo grande sommovimento non poteva certo sfuggire la società, intesa come l'insieme di abitudini, consuetudini e norme (giuridiche e non) su cui si basa la convivenza delle genti.
Da ciò, cioè dallo sgretolarsi dei consueti punti di riferimento e dal contraddittorio emergere di nuove e differenti soluzioni di vita, deriva lo smarrimento da cui tanti di noi si sentono oppressi e l'inevitabile conflittualità generata dal contrapporsi degli interessi dei singoli, non più "risolti" sulla base delle soluzioni tradizionalmente adottate nei secoli passati.
A ben guardare, infatti, strutture sociali come la famiglia o economiche come le corporazioni di arti e mestieri, o magari ancora le grandi multinazionali, altro non sono se non insiemi funzionali capaci di canalizzare e disciplinare i conflitti di interessi dei singoli, trasformando la contrapposizione in sinergia.
Chiunque di noi ha esperienza di conflitto: in casa, come nel lavoro.
Si contrappongono interessi divergenti, tesi inconciliabili, posizioni incompatibili; il conflitto riduce ai nostri occhi l'immagine del nostro oppositore, che perde la qualifica di pari, di uguale a noi, per essere rinchiuso nello scomodo ruolo di nemico, di chi cioè vuole il nostro male, rimanendo sordo ad ogni nostra legittima invocazione, alla nostra sofferenza, al nostro dolore.
In tal modo, si innesca una spirale perversa che talvolta porta a conseguenze estreme; negli ultimi anni la cronaca ha illustrato eventi raccapriccianti, ed apparentemente inspiegabili, di congiunti, familiari, uccisi con ferocia inaudita, fredda e determinata.
Dall'osservazione, dallo studio di questa violenza, di questo profondo disagio sociale, è emersa sempre più prepotentemente la necessità di riuscire a gestire il conflitto in modo diverso, iniziando cioè con il recuperare quella pari dignità che tanto è necessaria affinchè un qualunque dialogo si possa sviluppare. Impedire che "l'altro" divenga solo un nemico odioso, è parso il primo obiettivo da raggiungere per far sì che i confliggenti tornino ad ascoltarsi e non a contrapporsi solamente.
Ascoltando i rispettivi bisogni, le rispettive sofferenze, riconoscendole pari, in dignità, alle proprie, si permette la riapertura di quel canale di comunicazione in precedenza spezzato e si favorisce l'individuazione del punto medio sul quale entrambi possono convenire. Si giunge, cioè, all'accordo, alla transazione del conflitto.
Questa strada, apparentemente semplice ma nei fatti rivoluzionaria, è quella percorsa dai c.d. "mediatori", nuove figure professionali che, dopo una severa formazione specifica, si occupano di accogliere i confliggenti per cercare di ricostruire fra loro la necessaria comunicazione.
SI badi, non è compito del mediatore cercare o imporre una soluzione al contrasto in atto; quella semmai sarebbe un'opera conciliativa più propria di un arbitro o di un magistrato.
L'unico ruolo che il mediatore svolge è quello di ascoltare i confliggenti, fungendo quando possibile da ponte fra loro fin quando essi non abbiano recuperato in pieno la capacità di interagire senza operatori intermedi.
L'ambito che da subito è apparso fra i più sensibili all'intervento dei mediatori è stato sicuramente quello familiare; spesso infatti alcune delle contrapposizioni più violente e dolorose avvengono proprio fra le mura di casa, sia quando la famiglia vive momenti di semplice evoluzione che quando, magari per una separazione in atto, la lacerazione è violenta e definitiva.
La mediazione familiare, allora, incoraggia la collaborazione tra i coniugi, restituendo a questi ultimi la possibilità di decidere i termini della propria vicenda separativa, invece di lasciare che siano terzi estranei a decidere in loro vece. Riducendo l'ansietà e la collera, mantenendo tra gli interessati una comunicazione chiara e diretta, si offre un luogo ed uno spazio in cui iniziare un dialogo che chiarirà ad entrambi le posizioni e le aspettative reciproche e che potrà anche costituirsi come modello, in vista di eventuali altre rinegoziazioni che la futura vita familiare non tarderà a proporre.
All’interno della mediazione familiare i coniugi possono acquisire la piena consapevolezza dell’importanza di coinvolgersi entrambi rispetto al benessere ed alle esigenze prioritarie dei figli, nonchè di mantenere nel futuro questa collaborazione genitoriale.
Ma la mediazione può svolgere un ruolo di primo piano anche in altri ed ugualmente importanti situazioni
Poichè il conflitto, in quanto occasione di contatto con posizioni nuove e diverse, è un elemento di di maturazione indiscutibile, la mediazione può intervenire efficacemente in ambito scolastico, consentendo il passaggio da una visione che ne considera solo il potenziale distruttivo, ad un’altra che invece ne evidenzi anche le valenze positive. In tal modo ragazzi, insegnanti e genitori imparano a tenere aperte le contraddizioni, a gestire la conflittualità e il disagio che ne deriva, accogliendone anche la negatività, non per disinnescarla a tutti i costi, ma per utilizzarla in chiave di comprensione e di opportunità di arricchimento della propria esperienza culturale e di vita.
Ugualmente importante è mediare i conflitti tra medico, personale infermieristico e paziente.
La ricerca dimostra che, tra le motivazioni predominanti dei pazienti che si rivolgono all'autorità giudiziaria per lesioni riportate nel corso di procedure mediche, non vi è tanto il desiderio di ottenere risarcimento economico, bensì quella di confrontarsi con il medico e il personale infermieristico per pretenderne l’assunzione di responsabilità, e per assicurarsi che l’errore non si ripeta in futuro. Il processo di mediazione, favorendo un incontro autentico tra le parti, realizza questo desiderio e pone le basi per una positiva evoluzione delle relazioni in ambito sanitario e perfino, in ultima analisi, della qualità del sistema salute.
Ancora, si possono cogliere frutti inattesi dalla mediazione sociale, che mira a disinnescare l’origine dei conflitti all’interno di una comunità abbattendo le barriere di fra sè e l'Altro, il diverso, lo sconosciuto, o dalla mediazione nei luoghi di lavoro, dove le tensioni latenti o i contrasti aperti con colleghi e dirigenti, spesso, non soltanto incidono negativamente sulla produttività dell’ente, ma giungono a condizionare pesantemente la serenità delle persone coinvolte, anche di coloro che non sono gli attori principali della vicenda conflittuale.
Insomma, la mediazione è una risorsa spendibile nel governare i conflitti che si propongono nei più vari ambiti dell'attività umana; ciò è possibile proprio per le sue caratteristiche peculiari, che ne fanno qualcosa di diverso e più completo (e complesso) rispetto ad approcci meramente conciliativi o di pura negoziazione.
Lo strumento di mediazione, infatti, nel farsi carico e nel dare spazio ai vissuti dei confliggenti, li rende attori primari dell'esperienza, permettendo loro di riconquistare una comunicazione efficace ed un pieno riconoscimento reciproco, presupposto indispensabile per l’autonoma adozione di soluzioni stabili.
Successivamente, l'eventuale intervento di altre figure professionali (avvocati, magistrati, arbitri) sarà teso non già all'individuazione ed all'imposizione di una soluzione del conflitto quanto alla sua più opportuna formalizzazione e disciplina.
Plinio
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