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L'ultima domanda - di Isaac Asimov (fine)

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Messaggio Da rolinda Sab Mag 03, 2008 6:50 pm

Grazie Plinio.. mi hai fatto ritrovare un racconto che avevo dimenticato, bravissimo!
cheers
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Messaggio Da Plinio Ven Mag 02, 2008 8:13 am

Le Migliori Opere di Fantascienza di I. Asimov - Cosmo Oro - Nord
Si trova anche in un'altra raccolta: "Tutti i racconti", volume 2... di cui però non ricordo l'editore.
E' sicuramente uno degli scritti più emozionanti, a mio avviso, non solo per la consueta grandiosità della visione e per l'incisività del tratto descrittivo, che caratterizza un pò tutte le opere del nostro, ma anche e soprattutto per quello che definirei "coraggio ideativo", attraverso cui Asimov riesce a legare il concetto supremo dell'umano e del divino a quello di una macchina senziente... tutto, trasformato nell'Uno. Veramente grandioso.
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Messaggio Da Grazia Mer Apr 30, 2008 11:57 pm

Bellissimo grazie. Pensavo di aver letto quasi tutto quello che Asimov aveva scritto, ma non conoscevo questo racconto.
In che collana è raccolto? Mi piacerebbe trovarlo.
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Messaggio Da Plinio Mer Apr 30, 2008 3:40 pm

--- segue

- Eh, già, è vero - disse Zee Prime, ma ugualmente si sentiva sopraffatto da un senso di vuoto. La sua mente allentò la presa sulla Galassia originale dell'Uomo, lasciò che questa si ritraesse bruscamente fino a perdersi tra l'ammasso confuso di punti luminosi. Si augurava di non rivederla più.
- Che c'è? - domandò Dee Sub Wun. - Qualcosa che non va?
- Le stelle stanno morendo. La stella originale è morta
- Che c'è di strano? Tutte devono morire.
- Ma quando tutta l'energia si sarà esaurita, moriranno anche i nostri corpi, e tu e io con loro.
- Ci vorranno miliardi di anni.
- Ma io non voglio che accada, nemmeno tra miliardi di anni. AC Universale!
Come si può impedire che le stelle muoiano?
Divertito, Dee Sub Wen osservò: - Stai domandandogli come si potrebbe invertire l'andamento dell'entropia.
PER ORA MANCANO DATI SUFFICIENTI, rispose l'AC Universale, PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA.
Zee Prime lasciò che i suoi pensieri riaffluissero verso la sua vera Galassia.
Non si curò più di Dee Sub Wun, il cui corpo poteva essere in attesa su una Galassia distante un trilione di anni luce, così come sulla stella accanto a quella di Zee Prime. Non aveva importanza.
Desolato, Zee Prime cominciò a raccogliere idrogeno interstellare con il quale costruirsi una stellina tutta per sé. Se anche le stelle dovevano morire tutte, prima o poi, per ora era ancora possibile costruirne qualcuna.
L'Uomo rifletteva tra sé e sé, perché in un certo senso, mentalmente, l'Uomo era unico. Era formato da trilioni, trilioni e trilioni di corpi senza età, ciascuno al suo posto, ciascuno immobile e incorruttibile, ciascuno accudito da automi perfetti e altrettanto incorruttibili, mentre le menti di tutti quei corpi si fondevano liberamente l'una nell'altra, indistinguibili.
- L'Universo sta morendo - disse l'Uomo.
Guardò, intorno a sé, le Galassie sempre più fioche. Le stelle giganti, così spendaccione, si erano spente da un pezzo, laggiù nel buio del più oscuro passato remoto. Quasi tutte le stelle erano nane bianche, sul punto di spegnersi.
Nuove stelle erano state costruite con la polvere interstellare, alcune per un processo naturale, altre dall'Uomo stesso, e anche quelle stavano per decadere. Era ancora possibile far cozzare tra loro delle nane bianche e, dalle possenti forze così sprigionate, far scaturite nuove stelle; ma una soltanto, ogni mille nane bianche distrutte, e anche quelle poche, presto o tardi, avrebbero finito per decadere.
- Amministrata con estrema oculatezza, secondo i dettagli dell'AC Cosmico - disse l'Uomo - l'energia che ancora rimane nell'Universo durerà miliardi di anni.
- Ciò nonostante - obiettò l'Uomo - prima o poi tutto avrà una fine. Per quanto oculatamente amministrata, per quanto sfruttata al massimo, l'energia, una volta spesa, è perduta per sempre, e nessuno può sostituirla. L'entropia non può che aumentare, fino a raggiungere un massimo
- È possibile invertire l'entropia? - domandò infine l'Uomo. - Sentiamo che cosa ne dice l'AC Cosmico.

L'AC Cosmico li circondava, ma non nello spazio. Neppure un frammento di AC Cosmico si trovava nello spazio. Era nell'iperspazio, ed era fatto di qualcosa che non era né materia né energia. Il problema delle sue dimensioni e della sua natura non era più traducibile in termini che l'Uomo potesse comprendere.
- AC Cosmico - invocò l'Uomo - È possibile invertire l'entropia?
FINORA, rispose l'AC Cosmico, NON ABBIAMO DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA.
- Raccogline altri - ordinò l'Uomo
LO FARÒ, disse l'AC Cosmico. LO STO FACENDO DA CENTO MILIARDI DI ANNI. I MIEI PREDECESSORI E IO CI SIAMO SENTITI FARE QUESTA DOMANDA MOLTE VOLTE. TUTTI I DATI CHE HO RIMANGONO INSUFFICIENTI.
- Verrà un tempo - domandò l'Uomo - in cui i dati saranno sufficienti, o questo problema è insolubile in tutte le circostanze possibili e immaginabili?
NESSUN PROBLEMA è INSOLUBILE IN TUTTE LE CIRCOSTANZE POSSIBILI E IMMAGINABILI, rispose l'AC Cosmico.
- Quando avrai i dati sufficienti per rispondere alla domanda? - volle sapere l'Uomo.
FINORA I DATI SONO INSUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, rispose l'AC Cosmico.
- Continuerai a occupartene? - domandò l'Uomo.
LO FARÒ, promise l'AC Cosmico.
- Aspetteremo - disse l'Uomo.
Le stelle e le Galassie morirono e si spensero, e lo spazio, dopo dieci trilioni d'anni di decadimento, divenne nero.
Un individuo alla volta, l'Uomo si fuse con AC, e ciascun corpo fisico perdeva la sua idoneità mentale in un modo che, a conti fatti, non si traduceva in una perdita ma in un guadagno.
L'ultima mente dell'Uomo esitò, prima della fusione, contemplando uno spazio che comprendeva soltanto i fondi di un'ultima stella quasi spenta e nient'altro che materia incredibilmente rarefatta, agitata a casaccio da rimasugli finali di calore che calava, asintoticamente, verso lo zero assoluto.
- È questa la fine, AC? - domandò l'Uomo. - Non è possibile ritrasformare ancora una volta questo caos nell'Universo? Non si può invertire il processo?
MANCANO ANCORA I DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, disse AC.
L'ultima mente dell'Uomo si fuse e soltanto AC esisteva, ormai... nell'iperspazio.
Materia ed energia erano terminate e, con esse, lo spazio e il tempo. Perfino AC esisteva unicamente in nome di quell'ultima domanda alla quale non c'era mai stata risposta dal tempo in cui un assistente semi-ubriaco, dieci trilioni d'anni prima, l'aveva rivolta a un calcolatore che stava ad AC assai meno di quanto l'uomo stesse all'Uomo.
Tutte le altre domande avevano avuto risposta e, finché quell'ultima non fosse stata anch'essa soddisfatta, AC non si sarebbe forse liberato della consapevolezza di sé.
Tutti i dati raccolti erano arrivati alla fine, ormai. Da raccogliere, non rimaneva più niente.
Ma i dati raccolti dovevano ancora essere correlati e accostati secondo tutte le relazioni possibili.
Un intervallo senza tempo venne speso a far questo.
E accadde, così, che AC scoprisse come si poteva invertire l'andamento dell'entropia.
Ma ormai non c'era nessuno cui AC potesse fornire la risposta all'ultima domanda. Pazienza! La risposta - per dimostrazione - avrebbe provveduto anche a questo.
Per un altro intervallo senza tempo, AC pensò al modo migliore per riuscirci.
Con cura, AC organizzò il programma.
La coscienza di AC abbracciò tutto quello che un tempo era stato un Universo e meditò sopra quello che adesso era Caos. Un passo alla volta, così bisognava procedere.


LA LUCE SIA! disse AC.
E la luce fu...


Titolo originale: The Last Question
Prima edizione: Science Fiction Quarterly, novembre 1956
Traduzione di Hilia Brinis
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